Rassegna stampa

approfondimento

Chi chiede protezione non può essere chiamato “Clandestino”

mucchio di quotidiani

AVVENIRE, 19 AGOSTO 2023

Le parole sono pietre (e i discorsi d’odio vanno fermati)

L’esemplare sentenza comporta almeno tre insegnamenti. Primo, le parole sono pietre. La nefasta semina del razzismo comincia con i discorsi d’odio che etichettano, stigmatizzano e additano al pubblico biasimo le minoranze, tanto più se ben identificabili e indifese.
Secondo, deve crescere il senso di responsabilità nell’uso del linguaggio non solo nell’arena politica, ma anche in quella della comunicazione pubblica, fino a influenzare gli scambi colloquiali.
La condanna della Lega per i manifesti di Saronno rimarrà senza seguito se non ispirerà un codice di comportamento valido per tutti coloro che si esprimono su temi sensibili come quelli coinvolti dalla sentenza. (…)

Terzo, aver dovuto scomodare la magistratura, in tre gradi di giudizio, per condannare un’espressione così apertamente diffamatoria come quella di “clandestini” usata per le persone in cerca di asilo, con il contorno dei toni adottati, è un’anomalia italiana. Manca al nostro paese un’autorità antidiscriminatoria forte, indipendente dal potere politico, dotata di poteri sanzionatori: in un caso come quello di Saronno, sarebbe stata necessaria un’azione immediata di condanna, lasciando semmai agli offensori l’onere del ricorso alla giustizia per tentare di dimostrare la legittimità della loro iniziativa.

Maurizio Ambrosini

Migranti, la Cassazione dà torto alla Lega

Agenzia DIRE

La Cassazione: Non si definisce così chi chiede asilo

Corriere della sera

La dignità della persona viene prima della libertà di manifestare

TgCom24

mucchio di quotidiani

TRECCANI, 29 AGOSTO 2023

Clandestini, la pseudo-verità tra politica e giornalismo

Una parola, apparentemente neutra, può finire “sotto accusa” davanti ai giudici? Sì. Il 16 agosto 2023 sono state rese pubbliche le motivazioni di una sentenza (definitiva) della Cassazione emessa nel maggio scorso. Ha stabilito che gli stranieri “richiedenti asilo” (quelli che lasciano il Paese di residenza, entrano in un altro e lì presentano domanda per poter restare) non sono definibili clandestini.

Perché? Non solo il termine clandestino è giuridicamente inesistente. Secondo i giudici, contiene un giudizio negativo in grado di diffondere odio e discriminazione. Risultato: la Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato da un partito, la Lega. Il procedimento era relativo a un caso verificatosi nel 2016: per contestare l’assegnazione di 32 richiedenti asilo a un centro di Saronno (Varese), i leghisti avevano esibito cartelli con la scritta «Saronno non vuole i clandestini».

Marco Brando

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